mercoledì 15 febbraio 2012

Roma, Udu: “Sapienza, esami d’ammissione sono vietati ai disabili”

“La Sapienza, con il rettore Luigi Frati, discrimina gli studenti disabili”. 
 
È l’accusa dell’Udu, l’Unione degli universitari, dopo l’accoglimento da parte del Tar del ricorso presentato dal sindacato degli studenti per far ripetere gli esami di accesso alla facoltà di Medicina (di cui Frati è stato preside per quasi vent’anni) a un giovane affetto da dislessia, patologia neurologica segnata da difficoltà dell’apprendimento, da scarsa concentrazione nella lettura. 

“C’era già stato un caso analogo con una studentessa cieca”, ricorda il coordinatore nazionale dell’Udu, Michele Orezzi.
 “Di fronte a diverse sentenze e ordinanze del Tar e del Consiglio di Stato”, continua, “l’ateneo persevera nel suo comportamento illegittimo, discriminando gli studenti colpiti da limitazioni psicofisiche, noncurante dei principi costituzionali e violando il loro diritto allo studio”. 

Il test di accesso a Medicina si è svolto il 5 settembre 2011
Vi hanno partecipato in 6mila 536 per 801 posti. 
Tra loro, un candidato dislessico che, forte della legge sul diritto allo studio (la 170 dell’8 ottobre 2010), prima del test, va allo sportello Disabili della Sapienza con le carte che documentano il suo handicap. 
E gli uffici gli hanno consentito di beneficiare di 36 minuti in più per rispondere ai quiz. 
“Non si sono preoccupati, però, come impone la legge”, spiega Michele Bonetti, legale dell’Udu, “di assicurargli le condizioni di isolamento necessario per concentrarsi”. 
“Avrebbero dovuto anche fornirgli supporti aggiuntivi per garantire le condizioni di parità con gli altri concorrenti, ma così non è stato”. 
E, nell’ordinanza, il Tar lo sottolinea: “Rispetto agli altri candidati, al ricorrente affetto da dislessia, non appaiono essere state offerte in sede di svolgimento delle prove a test, le condizioni e gli strumenti appropriati al suo particolare stato”. 

“I giudici amministrativi”, spiega Bonetti, “hanno accolto le censure, mosse, attraverso l’Udu, all’operato discriminatorio dell’università”. 
Lui, chiamiamolo Franco, nella confusione più totale, tra i colleghi che parlottavano, si alzavano per andare nella toilette, per chiedere spiegazioni o consegnare gli elaborati, si è sentito perso. 
Non è riuscito a completare il test. Ed è stato bocciato.
Mortificato, si è affacciato all’Udu dove Bonetti e Orezzi il 13 settembre hanno preparato e spedito una lettera al rettore Frati: “Si chiede di ammettere direttamente il nostro collega al corso di laurea in Medicina o, in via subordinata, di predisporre la ripetizione della prova selettiva”. Niente, Frati risponde picche. 
“Firma un provvedimento di rigetto della nostra richiesta per motivi formali”, spiega Bonetti, “e neppure ce lo invia”. 
“Nel verbale di aula”, motiva il rettore, “è annotato che al candidato sono stati concessi 36 minuti aggiuntivi e non risultano anomalie o fatti degni di rilievo”. 

“Fino all’ultimo”, ricordano Bonetti e Orezzi, “abbiamo cercato di evitare il contenzioso con La Sapienza, ma di fronte a un diniego del genere, peraltro basato su motivazioni formali, non abbiamo potuto far altro che far valere in sede giudiziaria le ragioni dello studente disabile”. 

“Sono stato informato dalla segreteria dell’università”, dice Franco, “che La Sapienza potrebbe impugnare l’ordinanza del Tar: se così fosse, alla discriminazione si aggiungerebbe un accanimento immotivato”. 
“Noi dislessici”, argomenta, “siamo tenuti in scarsa considerazione proprio dalle istituzioni che dovrebbero tutelarci anche grazie alle leggi che specificano le nostre necessità”.

di Marino Bisso e Carlo Picozza (la Repubblica)

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