Comunicato Stampa
Lettera aperta al
vicensindaco di Roma Sveva Belviso
Disperato
appello per le case famiglia
Gentile Vicesindaco, un ulteriore disperato appello a
nome delle case famiglia per persone con disabilità del comune di Roma, in
vista dell’approvazione dell’assestamento di bilancio di mercoledì: che fine
faranno le persone con disabilità che non hanno più una famiglia, e che vivono
nelle case famiglia gestite dal Comune di Roma? Dobbiamo preparare un rapido programma
di dismissione degli ospiti e chiusura delle case famiglia?
Come lei sa, e come sanno tutti i consiglieri comunali, con
le rette attuali non si possono sostenere i costi minimi per garantire il
servizio.
Una sola considerazione: Lei ha da poco presentato alla
città la riforma della assistenza domiciliare. Ebbene in quel documento, oltre
alla razionalizzazione del servizio, si garantisce una giusta retribuzione agli
operatori . Lei sa, sig. vicesindaco, che invece, con le attuali rette
comunali, alle case famiglia la retribuzione per gli operatori è un terzo di
quanto previsto per l’assistenza domiciliare: non solo non si riconosce la
delicatezza del loro lavoro ma non si permette di rispettare il minimo di
qualunque contratto di lavoro esistente in Italia.
Come si fa a garantire un servizio di qualità a queste
condizioni?
Le case famiglia sono al collasso. Il giorno 28 giugno 2011 tutti i consiglieri comunali hanno approvato una mozione con la quale le
chiedevano di adeguare le rette del servizio. Avevamo sperato in una rinascita
di attenzione ma al momento ci sentiamo soli e ingannati.
Noi siamo certi della sua sensibilità e del suo impegno e
confidiamo che mercoledì mattina in giunta lei saprà con forza difendere i sui
concittadini più deboli, che non hanno davvero più nessuno: i disabili che
vivono in casa famiglia.
Luigi Vittorio Berliri, presidente di casa al plurale.
Ufficio Stampa Casa al
Plurale
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