mercoledì 26 ottobre 2011

"Ascensori obbligatori nel metrò": una sentenza storica per i disabili

C'è una "nazione" in Italia che non ha il diritto di scendere in una stazione della metropolitana. Vorrebbe farlo per attraversare più velocemente la città, ma non ci riesce per un motivo banale ma finora irrisolvibile: ci sono le scale e non può scenderle e salirle.

La "nazione" che non riesce ad andare in metropolitana è quella formata dal milione e centomila disabili motori. Ora questa moltitudine in carrozzina guarda con speranza alla sentenza-pilota appena scritta a Roma dal giudice civile Federico Salvati, che ha ordinato a Roma Capitale e alla società per il trasporto urbano, l'Atac, di costruire nelle stazioni che ne sono sprovviste ascensori in grado di far salire e scendere persone che non possono camminare.
Tutto nasce dalla testardaggine di un avvocato, Alfonso Amoroso, che non incidentalmente è anche il padre di Arianna, quindici anni, costretta da un grave handicap a non poter camminare. Insieme alla madre di Arianna, Anna Cardona, Amoroso decide che non vuole più sottostare a una discriminazione che colpisce in tutta Italia (salvo lodevoli eccezioni) chiunque in carrozzina voglia prendere un mezzo pubblico. Chiunque, dunque anche sua figlia.

L'avvocato si rivolge al magistrato sia per sollecitare un intervento nelle metropolitane che per sottolineare come anche i mezzi di superficie che circolano lungo gli itinerari di Arianna siano quasi sempre sprovvisti delle piattaforme in grado di far salire a bordo le persone con disabilità.

Contro questo procedimento civile ricorrono sia il Comune che l'Atac. Ma il giudice dà sostanzialmente torto ai due enti pubblici, in nome del divieto stabilito da leggi dello Stato e dalla Convenzione Onu di discriminare in maniera diretta o indiretta le persone disabili. Ci sono anzi disposizioni di legge precise che impongono di eliminare le posizioni di svantaggio che colpiscono questi cittadini.

Viene dunque ordinato di costruire, entro un anno, gli ascensori nelle stazioni della metropolitana dove ciò sarà tecnicamente possibile. In quasi tutte, tranne alcune come quella di piazza di Spagna o di via Barberini dove sarebbe necessaria una valutazione oltre che tecnica anche legata alla tutela dell'ambiente e del patrimonio artistico e culturale.

Contemporaneamente il magistrato ordina che tutti i mezzi di superficie circolanti su determinate linee - quelle che transitano in prossimità dell'abitazione di Arianna - siano dotati di piattaforma di salita e discesa. Con ciò indicando a tutti i disabili una strada da percorrere in futuro nella ricerca sempre difficile del rispetto dei propri diritti.

Una sentenza-pilota per tutta Italia, si diceva all'inizio: ne è profondamente convinto l'avvocato Amoroso.
Conforta il risarcimento simbolico nella sostanza (5.000 euro) ma non nel suo significato che il giudice ha deciso di concedere ad Arianna e alla sua famiglia a titolo di "oggettiva lesione dei valori della personalità umana costituzionalmente protetti". Parole che sembra quasi incredibile leggere in questi tempi di attacco ai diritti delle persone con disabilità.

[Fonte: Repubblica.it]

Nessun commento:

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...